L’ esperienza farebbe crescere dell’8% le opportunità di lavoro
Aver avuto un’esperienza di stage farebbe crescere dell’8% le opportunità di lavoro. Ancora meglio se il tirocinio si svolge dopo la laurea magistrale.
In più di un’occasione sono stati visti come il ‘male assoluto’, lo strumento con cui le aziende potevano sfruttare manodopera quasi a costo zero. Ma gli stage, se interpretati nella maniera corretta (sia dal datore di lavoro che dal tirocinante), possono essere una grande risorsa. Certo, non ti fanno svoltare del tutto, ma a parità di condizioni danno un certo vantaggio sul fronte dell’occupazione: l’8% di probabilità di trovare lavoro entro un anno dalla laurea per chi svolge un tirocinio curriculare durante gli studi. Ancora meglio se lo stage va in scena dopo essersi adeguatamente formati all’università. Lo dicono i dati del XIX Rapporto Almalaurea sulla condizione lavorativa dei laureati alla fine del 2016, analizzati da Skuola.net per la Giornata Internazionale degli Stagisti.
Pochi vantaggi dagli stage curriculari
Se ci si concentra sui laureati magistrali biennali, però, lo scenario cambia (e anche nettamente) a seconda del tipo di esperienza di stage maturata. I tirocini curriculari (svolti durante gli anni dell’università), infatti, li provano in tantissimi – il 54% dei laureati triennali, il 52% di quelli magistrali biennali – in molti casi, però, perché necessari a raggiungere il numero di crediti previsti dal piano di studi. Mentre solo un quinto tenta con un tirocinio extra-curriculare, ricercato e svolto in maniera autonoma. Ma il vantaggio che entrambe le tipologie danno in termini occupazionali è veramente irrisorio: a un anno dal titolo (di livello superiore) lavora il 56% di quelli che hanno sul curriculum uno stage, il 55% tra quelli che non ce l’hanno.
Scienze e Economia: il tirocinio aumenta le chance di lavoro
Un vantaggio che, comunque, in alcuni particolari segmenti esiste. Tra i laureati del gruppo scientifico, ad esempio, lavora il 58% di chi ha svolto un tirocinio curriculare (solo il 51% di chi non l’ha fatto). Più o meno la stessa cosa per i laureati nelle materie economico-statistiche: il 63% dei ‘tirocinanti’ trova presto lavoro (dato che nel caso degli stagisti mancati si ferma al 57%).
Stage dopo la laurea? Oltre il 70% trova presto un’occupazione
Discorso parecchio differente nel caso di tirocini svolti dopo la discussione della tesi. Qui, se si sceglie bene e con un pizzico di fortuna, si può trovare la strada per un lavoro futuro. La quota di occupati – sempre a un anno dalla laurea, sempre per quel che riguarda i laureati biennali – tra chi ha passato qualche mese in azienda nel ruolo di stagista sale al 71%. Mentre, tra chi non ha provato questo percorso, ci si ferma al 57%. Un divario che si fa ancora più evidente se il laureato non lavorava già al momento della laurea. Dopo 12 mesi dalla tesi, il tasso di occupazione di chi in assenza di altro ha svolto un tirocinio è del 68% (mentre è di appena il 45% tra chi non l’ha fatto). In più, a oltre la metà di loro, al termine dello stage l’azienda ospitante gli ha chiesto di rimanere (8 su 10 hanno accettato). Peccato che solo il 20% del totale dei laureati ci abbia provato.
I laureati magistrali biennali i più interessati ai tirocini
L’indagine, come detto, nell’affrontare l’argomento tirocini si è concentrata sui laureati che nel 2015 hanno conseguito un titolo magistrale biennale. Il motivo? Semplice: sono quelli più attivi nella ricerca di un lavoro visto che, molto probabilmente, sia i laureati delle triennali sia quelli delle magistrali a ciclo unico sono impegnati in altre attività (i primi in corsi di livello superiori, i secondi nei corsi di qualificazione per l’esercizio delle professioni).
fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/tempo_di_esami/2017/11/10/fare-uno-stage-fa-trovare-ancora-lavoro_bc4abbf5-64c2-4440-8ff9-f0be3bceb3ad.html